Il varo della manovra finanziaria
2019 è ormai imminente.
Pur non trovando un apprezzabile
riscontro fra imprenditori e personaggi autorevoli della comunità europea,
l’ambizione del governo di mettere sul tavolo un provvedimento innovativo e
volto ad aiutare i più deboli è apprezzabile.
L’amico Di Maio come di consueto ha
declamato proclami e reprimende, la sua idea di aumentare il Pil diminuendo le
ore di apertura dei centri commerciali sembra poco geniale, le associazioni
imprenditoriali, consapevoli di dover convivere con il governo, non hanno commentato;
i commessi che lavorano nei contri commerciali con un contratto a tempo
determinato invece sono preoccupati.
I commenti provenienti dall’Europa hanno
consentito agli euroscettici di far sentire la loro voce.
Gli europeisti non ascoltano quelle
voci e, nel panorama europeo cercano personaggi che ricordino i padri fondatori,
augurandosi che chi non crede nell’Europa, se proprio vuole stare nel
parlamento europeo, anziché parlare si dedichi alla pulizie dei pavimenti o
altre attività utili.
Non potendo far resuscitare i vari
Churchill Adenauer e De Gasperi è legittimo sperare che i nuovi protagonisti
siano non siano orbi o Orban, abbiano scopi più edificanti rispetto a quello di
essere salvi o Salvini, e che scrivano le regole comuni con una penna
autorevole, non con una misera “Le Pen”.
Le perplessità espresse da Junker e
Moscovici sulla nostra manovra sono più che legittime, avendo una zona Euro in
cui il debito pubblico rispetto al Pil viaggia intorno all’ottanta percento, il
centotrenta percento dell’Italia non può passare inosservato.
Soltanto la Grecia ha una percentuale
più alta ma essendo uno stato più piccolo e meno popoloso dell’Italia per gli
stati più virtuosi è meno difficile aiutarlo. Dall’Italia, che
giustamente si presenta come uno stato importante, membro del G7, è lecito
aspettarsi la capacità di risolvere da sola i propri problemi.
Gli antieuropeisti non sono un gruppo
omogeneo, quelli dei paesi forti come l’inglese Farage, se ne fregano dei paesi
più problematici; quelli dei paesi problematici, soprattutto se incapaci di
trovare soluzioni innovative per risolvere i problemi del paese, lamentano scarsa attenzione da parte
delle istituzioni europee.
Lo spirito antieuropeista che li
accomuna è un ottimo biglietto da visita per proporsi nella professione di
politico.
E’ scontato che chi contribuisce
fattivamente al bene comune dell’eurozona ritenga questi personaggi tanto utili,
quanto lo può essere una tanica di benzina ad una squadra di pompieri che deve
spegnere un incendio.
Nessun commento:
Posta un commento