giovedì 30 marzo 2017

Risorgimento

L’unità d’Italia avvenuta nel 1861 uno degli eventi storici più importanti fra quelli che ci riguardano. Arrivarci non è stata un’impresa facile.
L’Italia nel 1494 era divisa in diciassette piccoli stati: Ducato di Savoia, Marchesato di Saluzzo, Asti, Marchesato del Monferrato, Ducato di Milano, Repubblica di Genova, Repubblica di Venezia, Mantova, Ferrara, Ducato di Modena, Lucca, Repubblica di Firenze, Repubblica di Siena, Stato Pontificio, Regno di Napoli, Regno di Sardegna e Regno di Sicilia.
Ammesso anche che il numero diciassette porti sfortuna, trecentosessant’otto anni per riunirla tutta sono davvero tanti, ma la storia è andata così.
L’Italia ha avuto la propria identità più tardi rispetto a Francia Germania e Gran Bretagna e Spagna, i quattro paesi europei ai quali possiamo paragonarci per dimensioni e numero di abitanti.
L’idea di essere un paese diviso è ancora di moda nella nostra amata nazione.
Essendo impossibile dividere il territorio, molti hanno pensato bene di dividerla in tanti partiti.
Alle elezioni politiche del 2013 le liste iscritte erano 169.
Tutti i loro reggenti sono pronti a giurare di essere indispensabili, nessuno di loro ammetterà mai di volersi inserire nella casta.
La gente comune, soprattutto i poveri, pensa che ne basterebbero due: uno di destra e uno di sinistra.
L’obiettivo è difficile da perseguire perché nel nostro amato paese è come se esistesse una lobby anonima, che funge da ufficio di collocamento per politici inadeguati.
Non è dato sapere se agisce portando scompiglio nei partiti esistenti o creandone di nuovi.
Il materiale per lavorare non manca, per ogni idea che circola fra la gente si può creare un partito, perché averne pochi in cui circolano molte idee, per ogni idea si può crearne uno.
Si tratta di una tendenza pericolosa, potremmo arrivare ad avere il novanta percento della popolazione che fa politica e il 10 percento che lavora.
Forse è il caso di iniziare un nuovo risorgimento, se riuscissimo a portare il bipartitismo in trecentosessant’otto giorni (anziché trecentosessant’otto anni) avremmo veramente lavorato per il bene comune.

Potremmo cominciare proclamando uno slogan trasversale ai partiti: “FATENE DUE” se poi qualcuno ci aiutasse a far nascere un’onlus a tutela della politica per il bene comune anch’essa trasversale ai partiti potremmo aiutare i nostri politici, fra i quali ce ne sono tanti di bravi sia a destra sia a sinistra, a valorizzare i talenti collocare nelle posizioni più idonee gli altruisti anche se meno talentuosi e disfarsi d’inutili o disonesti sperando che chi esce dalla porta non rientri dalla finestra grazie ad un nuovo partito.

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lunedì 27 marzo 2017

Parlamentari o impiegati di partito?

L’Obamacare rimane. Anche se Trump durante la campagna elettorale aveva annunciato con voce altisonante che lo avrebbe cancellato, i parlamentari statunitensi, a maggioranza repubblicana hanno deciso di non cancellarlo.
Una parte del partito repubblicano ha votato insieme ai democratici.
Il tutto è avvenuto senza che nascesse un partito che si chiama Rrrepubblicano o Repubblicccano.  
I contrari, pur manifestando disaccordo con il loro leader, rimangono dello stesso partito; sanno bene che fra otto anni al massimo Trump non sarà più il leader così come Obama non lo è più per i democratici.
Un ragionamento che non fa una grinza, e afferma due principi elementari: non esiste un padrone del partito, il parlamentare rende conto ai cittadini che l’hanno eletto.
In teoria dovrebbe essere così anche in Italia, l‘art, uno della costituzione, al comma due dice che la sovranità appartiene al popolo, non ai tanti leader dei tanti partiti.
Considerando la propensione di alcuni leader a trasformare i militanti in propri impiegati, utilizzando talvolta metodi che hanno poco a che vedere con la democrazia la difesa dell’art. uno è strategica e fondamentale, sia per il comma due sia per il comma uno in cui si afferma che L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro.
Il comma uno è ostico per i cosiddetti furbetti del cartellino e anche per i furbetti del cadreghino cioè i loro capi che non riescono o non vogliono controllarli.
E’ anche oggetto di un profondo esame da parte dei sostenitori del reddito di cittadinanza, il messaggio è arrivato forte e chiaro: prima ti garantisco il reddito poi vediamo se c’è anche il lavoro.
Come elemento di persuasione è stato efficace, ha consentito a molti militanti pentastellati di andare in gita premio in parlamento. 
Come si possa controllare che i percettori del reddito di cittadinanza non lavorino in nero o per un’azienda estera non l’ha spiegato nessuno, i furbetti del redditino si stanno già fregando le mani.
L’altra particolarità e che nessuno chiede di tornare a votare
Che piaccia o no Trump è il presidente, anche se il parlamento non lo sostiene, nessuno si sogna di indire nuove elezioni. 
Forse i nostri amici americani preferiscono concentrarsi di più sull’azione legislativa e di governo e di meno sulle chiacchere.


lunedì 13 marzo 2017

Sceneggiata napoletana

Purtroppo non sono stati Totò o Peppino De Filippo ad intrattenerci, il protagonista della sceneggiata è stato Matteo Salvini. 
Ogni volta che Salvini scende al sud molti italiani scuotono la testa, ma il segretario della lega deve fare di necessità virtù. 
La Lega nel suo nord non va oltre il venti percento, se vuole aspirare alla leadership della destra, approfittando dell’età di Berlusconi deve inseguire il consenso anche al sud. 
I leghisti sanno di non godere di una grande popolarità al sud, specialmente a Napoli. 
Nel meridione la Lega rappresenta quelli che chiamavano terroni i meridionali che si spostarono al nord, per trovare lavoro. 
Non è sufficiente sostituire la parola terrone con extracomunitario per meritarsi il rispetto, il dna non è cambiato.

L’esistenza di certe leggi per effetto delle quali persone poco più che trentenni sono andate in pensione e un numero importante di politici beneficia di rendite vitalizie a carico della collettività ci rivela che nei partiti esiste fisiologicamente un certo tasso di stupidità. Le leggi intelligenti cercano di favorire tutta la popolazione, quelle che ne favoriscono soltanto una parte non lo sono. 
Il modo di proporsi delle forze politiche di stampo populista fra le quali figura anche la Lega fa ritenere che quel tasso sia superiore alla media. 
Alla notizia della trasferta partenopea i moderati avranno storto il naso dicendo pazienza, i militanti dei partiti alleati magari sono andati anche al comizio, recitando la parte degli spettatori attenti, i più disadattati invece si sono arrabbiati. 
Non riconoscono alla Lega l’autorità di chi intende dare lezioni da un pulpito. Non si può escludere che Salvini abbia messo in conto tutto e che stia già studiando dove e come tenere la prossima sceneggiata. 
I disordini gli hanno offerto l’opportunità di attaccare De Magistris, colpevole di non aver garantito a sufficienza l’ordine pubblico che, in casi come questo forse è il caso di definire ordine privato. 
La difesa dell’ordine è notoriamente uno dei cavalli di battaglia dei leghisti, ultimamente hanno auspicato anche la castrazione chimica per chi si rende colpevole di reati sessuali. 
Non hanno mai proposto invece la castrazione cerebrale per politici inutili o dannosi.
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sabato 11 marzo 2017

Ah l'Italia

Alitalia

Pochi giorni fa nel programma televisivo Carta Bianca condotto da Bianca Berlinguer è stata intervistata la leader della CGIL Susanna Camusso.
E’ andata in onda l’ennesima puntata del tormentone Alitalia, un problema di difficile soluzione che si trascina da diversi anni.
L’ipotesi di rilanciare la compagnia di bandiera togliendo spazio alle compagnie low cost per rilanciare la compagnia, non sta in piedi oltre a rappresentare una contraddizione enorme. 
A che serve avere un garante della concorrenza se è lo Stato per primo ad impedirla?
Alitalia si trascina il morbo della cattiva gestione che l’ha contaminata per molti anni, quando i suoi dirigenti (nominati dalla classe politica) utilizzavano le tasse pagate dai contribuenti per sanare le perdite di bilancio oltre a facilitare carriera e assunzioni di chi volevano loro.
Nel frattempo compagnie più virtuose hanno imparato a fare lo stesso mestiere a costi più bassi e offrendo un servizio conforme alle aspettative dei clienti nell’assoluto rispetto delle leggi; non hanno messo dei manovali a pilotare gli aerei o delle racchie trasandate a fare le hostess.
La cura vera consiste nell’imitare i modelli di gestione adottati da coloro che fanno questo mestiere senza perdere denaro in una realtà del tutto diversa da quella esistente quando Alitalia era in forte espansione.
Le compagnie che sopravvivono hanno saputo prevedere il cambiamento.
Il viaggio in aereo ha smesso di essere considerato un lusso.
I viaggi sulle rotte tradizionali effettuati da quadri e dirigenti d’azienda sono diminuiti, si può ovviare con una teleconferenza da stati diversi in tutto il mondo evitando trasferte.

Si sono affacciati nuovi clienti come i Cral aziendali e le associazioni di anziani che organizzano viaggi per i loro soci. Per questi soggetti l’elemento costo è importante.

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martedì 7 marzo 2017

Morte assistita

Da diverso tempo si dibatte sul fine vita. 
L’azione compiuta dal radicale Cappato che ha accompagnato un uomo che desiderava morire in una clinica svizzera presso la quale l’infelice ha trovato la morte ha alzato i riflettori sulla triste vicenda.

Il gesto di accompagnare il paziente presso la clinica e poi autodenunciarsi per la consapevolezza di aver commesso un reato, oltre a ricordare Enrico Toti nel lanciare la stampella contro il nemico, fa salire le quotazioni  del protagonista e del suo partito, da sempre in prima linea nelle lotte di questo tipo. 
La gente si chiede perché la Svizzera, a prescindere dai principi etici, ha deciso di consentire questa prassi.  
Per dovere di cronaca è doveroso dire anche che la Svizzera ha minor  corruzione, c’è un minor rischio che appaiano testamenti biologici falsi compilati da personaggi ricchi che desiderano improvvisamente la morte. 
Sarebbe la stessa prassi di certi divorzi, che hanno fatto nascere l’aforisma che molte belle donne sono consapevoli di essere sedute su di un tesoro; seducono uomini ricchi, commercianti industriali (anche fra di loro figurano diversi stupidi) fingendosi innamorate ma con l’intento di ottenere un bell’assegno dopo il divorzio. 
Fin che si tratta di denaro, malcapitati ex benestanti che finiscono sul lastrico, piccole aziende che chiudono lasciando a casa i dipendenti, va bene. 
Quando parliamo di eutanasia però parliamo di morte, come nel caso dell’aborto. Qualche giorno fa hanno trasmesso in televisione un film su Dalida, la splendida cantante amatissima dal suo pubblico, (scrivente incluso). 
Una delle sue canzoni più belle rivelava un’emozionante gravidanza: “quando sarò sola il viso di un bambino il mio cuore scalderà”
Per motivi che non è il caso di giudicare la cantante decise di abortire. 
Il suo cuore anziché scaldarsi si raffreddò, qualche anno dopo la bellissima e bravissima cantante decise di suicidarsi, se quel bambino fosse nato probabilmente sarebbero stati entrambi fra noi.

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