sabato 24 marzo 2018

Niente di fatto

Alla prima seduta del parlamento non si è approvato niente.
Non c’è stato bisogno di migliaia di emendamenti per vanificarla, è stato sufficiente il disaccordo.
Il veto a Romani imposto da M5S e accettato dalla Lega ha fatto arrabbiare gli amici di Forza Italia.
Per e strade di Roma è apparso un dipinto che ritrae Salvini e Di Maio mentre si baciano.
Qualcuno parla di crisi a destra ma è improbabile, nella Lega ci sono i voti, in Forza Italia ci sono i soldi e mezzi di comunicazione, faranno presto la pace.
Intanto la gita premio in parlamento prosegue, i neofiti si fanno i selfie i veterani tirano a campare.
Chissà come sarà la partita per la nomina del governo; la maggioranza sarà analoga a quella dei governi del quinquennio precedente, cambiano soltanto i nomi dei partiti.
I componenti della maggioranza diranno che è normale, gli oppositori sosterranno che si tratta di un inciucio.
Avrà ragione colui che saprà inventare lo slogan più accattivante per convincere gli elettori. M5S è in grado di dare lezioni a tutti, persino Putin prima di essere riconfermato per il suo quarto mandato si è interessato ai sistemi di comunicazione di M5S, considerando i problemi che gli piovono addosso per l’alto tasso di mortalità fra i suoi oppositori prendere lezioni dai nostri amici di M5S gli gioverebbe per il futuro.
Tornando a casa nostra, se dovessero mancare risultati apprezzabili tutti i partiti potranno sostenere che è colpa degli altri.
La prima decisione riguarda il leader? Salvini? Di Maio? Un personaggio di garanzia?
I componenti del governo precedente sono fuori discussione, anche i personaggi troppo vicini a Berlusconi non godono di troppa simpatia, Monti e Draghi bravi ma poco compatibili.
Servirebbe di un personaggio nuovo, al di sopra delle parti, informato sulla politica italiana, gradito al pubblico, non compromesso in nessun episodio sospetto.
Maurizio Crozza potrebbe andar bene ma non gli conviene, rischierebbe di essere sostituito da un altro comico che sbeffeggerebbe lui.


venerdì 16 marzo 2018

Vincitori e vinti di destra

La composizione del nuovo parlamento ci ha riservato qualche sorpresa, non ci sono più Angelino Alfano e Roberto Maroni che non si sono candidati decidendo di fare altro.
Umberto Bossi invece tiene duro, per i suoi sostenitori il fondatore della Lega (non più nord) è stato perseguitato dai giudici, i veri delinquenti sono gli extracomunitari che fanno la pipì fuori dai gabinetti nei pressi della stazione centrale di Milano.
Bossi rimane Senatore, avrà il suo seggio e sarà pagato profumatamente per dire si o no quando c’è la votazione.
La condanna è invece costata cara a Roberto Formigoni che, al contrario di Bossi, non è stato sostenuto e ha lasciato il parlamento.
Matteo Salvini, con Berlusconi ridotto ai minimi termini, è diventato il capofila della formazione di destra, quelli che non lo stimano sono costretti ad accettarlo. La sua amica Giorgia Meloni invece è raggiante e può cantare “Fratelli d’Italia” sperando che l’Italia non si desti e si chieda come mai un partito così piccolo, prima fuso poi separato da Forza Italia, è stato coinvolto in diversi scandali grazie ai vari Fiorito, Alemanno, Carminati, e Tulliani.
Pe adempiere al suo ruolo di leader, Salvini intende lasciare il parlamento Europeo.
Quando Bossi lanciò la lega Nord, al grido di: “Roma ladrona”, i leghisti sostenevano che il nord manteneva il sud; molti abitanti di alcuni stati del nord Europa piccoli ma virtuosi come l’Olanda il Belgio e la Danimarca, dicono le stesse frasi riguardo all’Italia.
Salvini ha sempre perorato con orgoglio le ragioni dell’Italia, ma intende lasciare ai suoi amici Marine Le Pen e Nigel Farage il compito di edificare un’Europa adattata ai loro slogan di stampo nazionalistico.
Se abbiamo trentamila guardie forestali dove ne basterebbero tremila, i nostri agenti possono sempre andare a funghi.
Se decuplicheremo anche le guardie marine (chissà quanti voti in cambio) per prevenire gli sbarchi, nel caso in cui non trovino i natanti pieni di migranti possono sempre passare il tempo pescando.
Il programma prosegue con la diminuzione delle tasse, e l’abolizione della legge Fornero senza dimenticarsi di uscire dall’Euro anziché essere cacciati perché rischiamo di far diventare carta straccia le banconote utilizzate dagli altri partner europei.

Infine i tempi della giustizia; che motivo c’è per celebrare i processi in tempi brevi togliendo a tanti “Galantuomini” la possibilità di ottenere l’assoluzione per decorrenza dei termini?

lunedì 12 marzo 2018

Scenari del dopo voto

Dopo i rituali brindisi in casa dei vincitori, o presunti tali, rimangono da affrontare i problemi.
Nei prossimi giorni sapremo i nomi dei presidenti di Camera e Senato poi, le poco concordi formazioni che compongono il nostro parlamento, tenteranno anche di nominare un governo.
Un autorevole protagonista della prima repubblica, sosteneva che è meglio avere un cattivo governo piuttosto che un non governo.
Noi speriamo che arrivi un buon governo se non sarà così, finiremo per accontentarci.
Il risultato delle urne, di fatto, ha complicato ulteriormente lo scenario istituzionale; come se si forre celebrato un matrimonio fra tre persone di cui una è omosessuale.
Tutti rivendicano un atteggiamento innovatore se non rivoluzionario.
La vera rivoluzione consisterebbe nel ricomprendersi in due schieramenti, come nei film di Don Camillo e Peppone, elevare la qualità garantendo un ciclico ricambio al vertice e coinvolgere i cittadini anche nella nomina dei leader di partito, come avviene negli Stati Uniti.
Se sentono quell’irrefrenabile bisogno di arringare con affermazioni dure gli avversari, lo possono fare anche all’interno dello stesso partito, accadde fra Obama e Hillary così come fra i protagonisti della rivoluzione comunista in Russia.
Diversi anni prima della rivoluzione, intellettuali famosi come Lenin, Trotski, Plekhanov, Molotov e Martov, si attaccavano vicendevolmente dalle colonne dei giornali rivoluzionari clandestini su cui scrivevano.
E’ meno umiliante rispetto al tentativo di far credere che la proliferazione dei partiti e figlia di profondi schemi idealistici anziché la ricerca di scorciatoie per affermarsi nella professione di politico.
La tradizionale soluzione consiste nel cosiddetto inciuco; tutti si dicono contrari ma intanto, senza dire niente a nessuno, qualche furbetto tratta sottobanco il prezzo dell’appoggio tradendo la fiducia di chi e contrario. Il risultato? Un’ulteriore frammentazione dei partiti. Evviva l’Italia.
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/308581/diversamente-politici/

giovedì 1 marzo 2018

ULTIMI APPELLI PRIMA DEL VOTO

In questi ultimi giorni di campagna elettorale l’attività d’informazione diventa frenetica.
Tutti coloro che aspirano ad una carica istituzionale e coloro che traggono vantaggio dalla relazione di amicizia verso i papabili buttano il cuore oltre l’ostacolo per convincere gli elettori di essere migliori o perlomeno meno peggio dei propri avversari.
Seguendo con intelligenza i fatti di cronaca dell’ultimo mese, abbiamo scoperto nei panni di assassini: un carabiniere, un medico, un’infermiera e un tranviere.
Se esercitare un mestiere degno di rispetto, non basta per essere irreprensibili perché dovrebbe bastare l’appartenenza ad un partito o a un’aggregazione politica?
Ieri sera Berlusconi è apparso in televisione prima di Ghost.
Tutti coloro che si erano sintonizzati su Rete 4 per vedere la bella Demi Moore, prima del film (ritardato furbescamente di qualche minuto) si sono dovuti sorbire il polpettone a base di flat tax, persecuzioni giudiziarie, avversari pericolosi, fuga di capitali e quant’altro.
Si è guardato bene dal dire che, con lui al governo: mentre le casse dello stato si svuotavano le sue si riempivano, mentre le banche (inclusa Mediolanum) grazie allo spread alto guadagnavano di più le aziende indebitate e le famiglie con il mutuo pagavano interessi più alti.
Spende sempre parole a favore dei più poveri ma nel prendere misure a loro favore non si sogna di chiedere denaro ai ricchi.
Ha poi parlato del suo amico Putin, è chiaro che non lo vede come il comunista ex funzionario del KGB.
Berlusconi ama i leader che tengono il potere a lungo (come Gheddafi fino a quando rimase in vita) senza che nessuno chieda loro di farsi da parte.
Dalla mischia non poteva mancare l’uscita di Grillo.
Il comico riccioluto ha annunciato che l’era dei “Vaffa” è terminata.
Immaginiamo quali possano essere i motivi: se governerà M5S gli elettori possono soltanto applaudire, se i voti non saranno sufficienti e la troppa frammentazione politica non consentirà la nascita di un governo nessuno deve sparare un “Vaffa” a Grillo e soci.
Grillo però è diplomato ragioniere quando ha attirato i potenziali candidati da portare alla camera e al senato avrà fatto bene i suoi conti.

Se anziché passare la vita a far ridere la gente avesse lavorato come ragioniere in una banca, un’assicurazione o nella contabilità di un’azienda sarebbe più credibile.

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/308581/diversamente-politici/