Dopo i rituali brindisi in casa dei
vincitori, o presunti tali, rimangono da affrontare i problemi.
Nei prossimi giorni sapremo i nomi
dei presidenti di Camera e Senato poi, le poco concordi formazioni che
compongono il nostro parlamento, tenteranno anche di nominare un governo.
Un autorevole protagonista della
prima repubblica, sosteneva che è meglio avere un cattivo governo piuttosto che
un non governo.
Noi speriamo che arrivi un buon
governo se non sarà così, finiremo per accontentarci.
Il risultato delle urne, di fatto, ha
complicato ulteriormente lo scenario istituzionale; come se si forre celebrato un
matrimonio fra tre persone di cui una è omosessuale.
Tutti rivendicano un atteggiamento
innovatore se non rivoluzionario.
La vera rivoluzione consisterebbe nel
ricomprendersi in due schieramenti, come nei film di Don Camillo e Peppone, elevare
la qualità garantendo un ciclico ricambio al vertice e coinvolgere i cittadini
anche nella nomina dei leader di partito, come avviene negli Stati Uniti.
Se sentono quell’irrefrenabile
bisogno di arringare con affermazioni dure gli avversari, lo possono fare anche
all’interno dello stesso partito, accadde fra Obama e Hillary così come fra i
protagonisti della rivoluzione comunista in Russia.
Diversi anni prima della rivoluzione,
intellettuali famosi come Lenin, Trotski, Plekhanov, Molotov e Martov, si
attaccavano vicendevolmente dalle colonne dei giornali rivoluzionari
clandestini su cui scrivevano.
E’ meno umiliante rispetto al
tentativo di far credere che la proliferazione dei partiti e figlia di profondi
schemi idealistici anziché la ricerca di scorciatoie per affermarsi nella
professione di politico.
La
tradizionale soluzione consiste nel cosiddetto inciuco; tutti si dicono
contrari ma intanto, senza dire niente a nessuno, qualche furbetto tratta
sottobanco il prezzo dell’appoggio tradendo la fiducia di chi e contrario. Il
risultato? Un’ulteriore frammentazione dei partiti. Evviva l’Italia.
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/308581/diversamente-politici/
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