mercoledì 31 maggio 2017

Scusate Italiani, sperate Italiani

Cari italiani,
scusateci per aver reso inefficaci tutte le leggi elettorali.
Sperate che il buon senso ci pervada e la nostra incapacità di metterci d’accordo non renda inefficace qualsiasi legge sia approvata.
Scusateci per aver utilizzato il parlamento e le apparizioni in televisione come palcoscenici nei quali metterci in mostra.
Sperate che si preferisca la concretezza alla scenografia.
Scusateci se offendiamo la democrazia parlamentare bloccando il parlamento con gli emendamenti, sprecando tempo pagato profumatamente da voi.
Sperate che riusciamo ad essere disciplinati come voi quando partecipate alle assemblee condominiali.
Scusateci se insistiamo a proclamare la nostra ricetta come l’unica possibile glorificando chi sa convincere a discapito di chi sa fare.
Sperate che tutti i parlamentari s’impegnino per il bene  dell’intera comunità.
Scusateci per esserci impossessati dei partiti per gestirli nel modo che più ci fa comodo infischiandosene del bene comune e fondarne nuovi quando non riusciamo a perseguire i nostri fini personali nei partiti esistenti.
Sperate che i partiti diminuiscano e diventino dei laboratori di democrazia da replicare nel parlamento.
Scusateci di aver utilizzato il potere di decidere chi assumere nel pubblico impiego per favorire parenti amici e sostenitori del nostro partito e di aver trasformato alcuni settori del pubblico impiego in un’armata Brancaleone.
Sperate che sia premiato il talento e che l’esempio virtuoso di tanti lavoratori del pubblico impiego, onesti servitori dello Stato, diventi l’esempio trainante per avere una pubblica amministrazione più efficiente.
Scusateci di aver speso male il denaro delle vostre tasse e di aver accumulato un debito pubblico che pesa sul futuro delle nuove generazioni.
Sperate che si arrivi a diminuire le imposte senza tagliare servizi necessari o rendere insostenibile il debito pubblico.


Tutto questo noi politici non riusciamo a farlo da soli, serve il vostro contributo, controllate quello che facciamo, interessatevi di politica e scegliete fra noi quelli che meritano la vostra fiducia.



lunedì 29 maggio 2017

G7

I contenuti del G7 di Taormina erano scontati: lotta al terrorismo, Corea del Nord, recessione e clima.
Parlarsi è utile, poi ognuno percorrerà la propria strada, pensando agli interessi nazionali e a proseguire come meglio crede.
Negli ultimi anni si è persa per strada la Russia, a causa delle pressioni sui separatisti ucraini per potersi annettere la Crimea.
Trump ha sfruttato al meglio il G7 per far salire le sue quotazioni.
Oltre a partecipare al G7 ha incontrato il Papa, ha detto che non dimenticherà mai le sue parole, poi però al vertice della Nato, non ha perso l’occasione per invitare a investire maggiormente in armamenti.
E’ chiaro a tutti che lui preferisce spendere più denaro pubblico per le armi che per curare le persone ma la situazione internazionale non è tale da pensare di abbassare la guardia. 
Non è la Corea del Nord con i suoi 25 milioni di abitanti a fare paura ma la loro propaganda sulle armi che sono in grado di fabbricare; sembra un carosello che invita le organizzazioni terroristiche a rivolgersi a loro.
Al ritorno in patria Trump continuerà col suo programma protezionista.
Anche il made in Italy sarà sottoposto a dazi.
Trump farà in modo che agli americani, anziché acquistare la nostra bella Vespa, convenga acquistare un brutto Calabrone fabbricato in qualche officina nel Maine.
Se nei paesi più poveri, anziché le opportunità di lavoro aumenterà la povertà, non è un problema suo.
Per partecipare al G7 non poteva aspettare che ci fossero personaggi politici a lui più graditi, ha dovuto accontentarsi di quelli che c’erano, compreso Macron, il potente al contrario che anziché utilizzare potenza e ricchezza per avere una moglie con 24 anni in meno ne ha una con 24 in più.
E’ un segnale pericolosissimo per i potenti di vecchio stampo.
Magari Trump sta già pensando che a fine mandato Melania avrà cinquant’anni e sarà il caso di cambiarla con due da venticinque!
Per lui non è difficile trovarne, le fortunate direbbero che lo amano tanto e che lo vorrebbero accanto, anche se non avesse il becco di un quattrino.



https://www.ibs.it/libri/autori/Moreno%20Mancini

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/308581/diversamente-politici/


lunedì 22 maggio 2017

Opportunità per populisti

Il populismo è una realtà oggettiva del panorama politico internazionale; noi italiani riserviamo ai populisti incoraggianti opportunità.
I populisti che amano l’ordine e non sopportano l’immigrazione non devono migrare in Francia con lo scopo di aiutare Marine Le Pen a ripristinare l’utilizzo della ghigliottina o negli Stati Uniti per unirsi al Ku Klux Klan, da noi c’è spazio a sufficienza.
Quelli con una vocazione moderatamente rivoluzionaria non hanno bisogno di spartire nulla con i movimenti armati.
Quelli che amano frasi populiste molto soft sono ben tollerati da alcuni partiti che per loro natura rifiutano il populismo.
Nelle aziende industriali commerciali, così come nelle istituzioni finanziarie o assicurative, ci sono meno opportunità, almeno che non siano aziende gestite dalla pubblica amministrazione. 
Ci sono però delle restrizioni, per essere infermiera in un ospedale serve la laurea, per accedere ad alcune prestigiose cariche pubbliche invece non serve.
Prendiamo atto che occorre studiare di più per fare un’endovena che per ricoprire cariche ritenute molto più importanti.
Per essere un buon populista; la capacità di recitare è l’elemento fondamentale.
Non esiste una caratteristica comune agli aspiranti politici che scelgono la via populista.
Troviamo i ragazzi che a scuola faticavano a raggiungere la sufficienza, quelli che portavano regali ai professori per accaparrarsi la loro benevolenza oppure quelli più facoltosi che potevano permettersi di frequentare quelle scuole che pur non dichiarandolo apertamente adottavano il sistema: “Poco studio, siam fratelli, soldi tanti, voti belli”.
Pretendere che costoro siano anche capaci di pensare forse è troppo.
Pe loro fortuna molti italiani non amano farsi troppe domande, pertanto la loro incapacità di pensare non esce allo scoperto.
Quando l’attività principale consiste nel parlare non è neanche facile controllare l’utilità del loro lavoro.
Se una signora ha un rubinetto che perde, chiama l’idraulico e questo esce tre volte, due volte parla della filosofia della guarnizione e alla terza uscita la sostituisce, la signora capisce di essere stata fregata.

Scoprire come certi populisti fregano i contribuenti, è molto più difficile.





lunedì 15 maggio 2017

La buona sanità

Una persona che conosco molto bene, tutti gli anni deve sottoporsi ad esami clinici; qualora non li esegua metterebbe a rischio la propria vita.
Nell’aprile dell’anno scorso, si recò presso una struttura ospedaliera privata, convenzionata con il servizio sanitario nazionale e fissò l’appuntamento per settembre.
In aprile di quest’anno la stessa struttura ha dato disponibilità per maggio dell’anno prossimo, il paziente ha preso nota dell’appuntamento ma intanto ha cercato di fissarne un altro in tempi più rapidi.
In prima battuta si è rivolto all’ASL, sperando che la struttura pubblica, notoriamente più lenta rispetto a quelle private, abbia avuto un’impennata di efficienza.
La risposta fu deludente, l’impiegato rispose che le prenotazioni erano chiuse pertanto era impossibilitato a fissare un appuntamento.
In una struttura privata non convenzionata invece, pagando una fattura di 132 Euro anziché un tiket di 53, l’appuntamento è stato ottenuto per maggio di quest’anno.
L’esame fu eseguito da uno specialista dipendente di una struttura convenzionata.
Il danno, non è rilevante ma se Ippocrate fosse a conoscenza di questa strana pratica, si rigirerebbe nella tomba.
Come se non bastasse, da circa vent’anni, c’è una legge che consente ai medici dipendenti di strutture pubbliche di svolgere, fuori dell’orario di lavoro un’attività professionale del tipo di quella che lo specialista ha svolto nella struttura non convenzionata, dando una parte del compenso alla struttura pubblica. Anche in questo caso le liste di attesa si accorciano. 
Per chi presta servizio in tal modo, l’inadeguatezza dell’apparato pubblico e il peggioramento di condizioni della struttura privata convenzionata sono una risorsa preziosa.
Si sente spesso parlare di lobby, speriamo vivamente che non ne esista una formata da chiacchieroni incapaci o dannosi che ne favorisce un’altra formata da specialisti bravi ma egoisti.

I pazienti che se lo possono permettere perdono un po’ di denaro chi ha minori possibilità, rischia di perdere la propria vita.

https://www.ibs.it/libri/autori/Moreno%20Mancini

giovedì 11 maggio 2017

Finanza reale e finanza mediatica

La rivelazione che ci fu una trattativa per cercare di vendere Banca Etruria a Unicredit, contenuta nel libro Poteri Forti (o quasi) scritto da Ferruccio De Bortoli, ha nuovamente alzato i toni di guerra fra i due schieramenti: l’ex ministro Elena Boschi (e indirettamente il governo) da una parte e i suoi avversari dall’altra.
Tralascio per un attimo l’aspetto mediatico, entro nel merito della questione finanziaria con un approccio neutro e obiettivo.
Sappiamo tutti che Banca Etruria, al pari di altre banche non imparentate con politici potenti, è stata salvata dal fallimento Grazie all’intervento del Governo.
Se le banche non fossero state salvate, i risparmiatori avrebbero perso il loro denaro e i dipendenti il lavoro e le proprie spettanze.
Qualcuno si sarebbe consolato vedendo una sentenza di condanna ma il denaro non lo avrebbe ricevuto.
Se Banca Etruria e le altre banche fossero state acquisite, il governo poteva fare a meno d’intervenire.
Ci sono precedenti noti, anche se pochi ne parlano in questo momento.
Il 24 novembre del 2005 Unicredit acquisì Hypovereinsbank, così carica di crediti in sofferenza da scoraggiare alcune banche tedesche del calibro di Deutsche Bank e Dresner Bank a metterci le mani.
Barings Bank invece, era  la più antica e prestigiosa banca d’Inghilterra, ed era anche un’azienda solida prima che un manager dotato di troppi poteri e poco controllato dai suoi superiori la mandasse in rovina in meno di un anno.
Le scellerate e rischiose operazioni nel 1995 fecero perdere l’intero valore della banca che fu acquistata dal gruppo bancario ING dietro pagamento di una sterlina.
Unicredit ING o chiunque si trovi a decidere se acquisire o meno una banca deve agire con la dovuta diligenza (due diligence) in gergo finanziario.
Le notizie note e le affermazioni contenute nel libro di De Bortoli ci rivelano che in tutti e tre i casi c’è stata una trattativa, due sono andate a buon fine una no.
Alla vicenda si accodano gli elementi mediatici.
Essendo un po’ competente in materie economico finanziarie ma profano in temi mediatici non sono in grado di entrare nel merito.

Scrivendo, mi limito a seguire un solo importante consiglio sentito nel film Prima Pagina diretto da Billy Wilder.