lunedì 8 maggio 2017

I francesi hanno scelto l’Europa

La scelta europeista dei francesi ha premiato la formazione politica En Marche un partito nuovo, fondato da Macron nel 2016.
Macron si è presentato alle presidenziali con un curriculum di tutto rispetto.
A scuola ha acquisito competenze sia in campo umanistico sia in campo economico.
Ha lavorato in un’azienda pubblica e poi in una banca diventandone dirigente;  infine è stato ministro dell’economia, dell’industria e del digitale nel governo presieduto da Valls.
L’assenza di populismo è stata la ciliegina sulla torta.
I media hanno enfatizzato la relazione con la moglie più vecchia di lui di ventiquattro anni, iniziata quando Macron aveva sedici anni, avversata dai suoi genitori, proseguita clandestinamente culminata nel 2007 con il matrimonio.
Marine Le Pen, leader indiscussa del Fronte Nazionale, partito fondato da suo padre, ha improntato la sua campagna elettorale sfoggiando i consueti temi dell’immigrazione e della pena di morte, utilissimi per fidelizzare il rapporto con i propri elettori.
Il punto di forza avrebbe dovuto essere l’antieuropeismo e l’uscita dall’Euro che invece è diventato un boomerang.
Negli ultimi giorni prima del voto, consapevole che i sondaggi erano a favore di Macron, ha ridimensionato l’anti-europeismo lasciando intendere timide aperture ma non è servito.
Anche Marine Le Pen ha i suoi detrattori che la dipingono come la figlia di papà che studia giurisprudenza diventa avvocato ma, anziché frequentare i tribunali, preferisce difendere a spada tratta la politica del Fronte Nazionale.
Il nazionalismo è un cavallo zoppo, e anacronistico.
Lo sviluppo economico di paesi con oltre un miliardo di abitanti ha cambiato profondamente lo scenario internazionale.
La massa critica è un elemento dal quale è difficile prescindere.
L’esempio più efficace è quello americano: i singoli stati sono molto differenti fra loro, alcuni adottano la pena di morte e altri no ad esempio, però sono Stati Uniti e dalla loro unione traggono la loro forza.
Non passano inosservate la fuga dall’ideologia e la difficoltà dei partiti storici dal difendersi da personalismi e fenomeni di corruzione.

I francesi si sono trovati di fronte a due alternative: seguire l’ondata populista lepeniana, fidarsi di un personaggio nuovo con un’impronta democratico-liberale.


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