lunedì 15 maggio 2017

La buona sanità

Una persona che conosco molto bene, tutti gli anni deve sottoporsi ad esami clinici; qualora non li esegua metterebbe a rischio la propria vita.
Nell’aprile dell’anno scorso, si recò presso una struttura ospedaliera privata, convenzionata con il servizio sanitario nazionale e fissò l’appuntamento per settembre.
In aprile di quest’anno la stessa struttura ha dato disponibilità per maggio dell’anno prossimo, il paziente ha preso nota dell’appuntamento ma intanto ha cercato di fissarne un altro in tempi più rapidi.
In prima battuta si è rivolto all’ASL, sperando che la struttura pubblica, notoriamente più lenta rispetto a quelle private, abbia avuto un’impennata di efficienza.
La risposta fu deludente, l’impiegato rispose che le prenotazioni erano chiuse pertanto era impossibilitato a fissare un appuntamento.
In una struttura privata non convenzionata invece, pagando una fattura di 132 Euro anziché un tiket di 53, l’appuntamento è stato ottenuto per maggio di quest’anno.
L’esame fu eseguito da uno specialista dipendente di una struttura convenzionata.
Il danno, non è rilevante ma se Ippocrate fosse a conoscenza di questa strana pratica, si rigirerebbe nella tomba.
Come se non bastasse, da circa vent’anni, c’è una legge che consente ai medici dipendenti di strutture pubbliche di svolgere, fuori dell’orario di lavoro un’attività professionale del tipo di quella che lo specialista ha svolto nella struttura non convenzionata, dando una parte del compenso alla struttura pubblica. Anche in questo caso le liste di attesa si accorciano. 
Per chi presta servizio in tal modo, l’inadeguatezza dell’apparato pubblico e il peggioramento di condizioni della struttura privata convenzionata sono una risorsa preziosa.
Si sente spesso parlare di lobby, speriamo vivamente che non ne esista una formata da chiacchieroni incapaci o dannosi che ne favorisce un’altra formata da specialisti bravi ma egoisti.

I pazienti che se lo possono permettere perdono un po’ di denaro chi ha minori possibilità, rischia di perdere la propria vita.

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