Il presidente Trump, ricordando una
canzone cantata da Elton John nel 1972, ha definito il Kim Jong-un, guida
suprema della Corea del nord Rocket man.
Di fatto Trump che ha più del doppio
degli anni di Kim Jong-un intendeva dire: “Ei ragazzino piantala di giocare con
i missili nucleari perché potresti farti male questo è un gioco per grandi e tu
non lo sei abbastanza”.
Le scaramucce fra Trump e il
presidente della Corea del Nord ci raccontano quanto sia sgradevole la gestione
egoistica del potere.
Trump, in molte delle sue
dichiarazioni, fa intendere che a lui dei poveri non gliene importa niente.
A poveri americani vuol togliere la
possibilità di curarsi a spese dello stato, a quelli stranieri dice di rimanere
i pezzenti che sono e promuove opportune misure protezionistiche volte a
penalizzare le economie dei paesi in via di sviluppo.
Il suo motto è: “Prima gli
americani”, anche se non lo dice apertamente, lui intende gli americani ricchi
e bianchi.
Nel suo viaggio in Europa ha voluto
incontrare il papa che, nella sua tradizionale misericordia, dopo aver
incontrato i carcerati di San Vittore non poteva negarsi a Trump e cercare di
portarlo sulla retta via.
In Corea del Nord invece, una
oligarchia di generali e industriali delle armi si arricchisce fregandosene
della stragrande maggioranza della popolazione che vive in miseria.
Gli americani avranno l’opportunità
di liberarsi di Trump già fra tre anni, sicuramente non lo avranno più dopo
otto anni di presidenza. Per i nordcoreani invece, disfarsi del proprio capo di
stato è un’impresa impensabile.
La presenza dei due personaggi induce
gli estremisti di destra e sinistra a rispolverare gli slogan: “Sporco
capitalista” e “Sporco comunista”.
I veri moderati invece si
accontentano di condannare la politica contaminata da egoismo e stupidità a
prescindere che giunga da destra o da sinistra.
In presenza di esempi così
destabilizzanti molti opportunisti ai quali del bene comune non importa niente,
utilizzano gli stratagemmi più impensabili per fare strada grazie alla
politica, l’Italia non fa eccezione.
Alcuni di loro incappano in
disavventure giudiziarie che, nella stragrande maggioranza dei casi, non
comportano la detenzione.
A conti fatti per una persona che
rinuncia consapevolmente alla propria onorabilità per interesse, la politica è
un affare.
I partiti per contrastare questi
fenomeni dovrebbero: dotarsi di efficienti sistemi di controllo, privilegiare
la democrazia interna, preferire la collegialità al culto della personalità.
Se poi sul televideo oltre alla
classifica del campionato di calcio apparissero anche le condanne inflitte ai
politicanti con tanto di riepilogo per partito, gli italiani sarebbero
informati della qualità dei partiti in modo esauriente e non di parte.