Ancora una volta Matteo Salvini ha tuonato forte: “Noi
alla guida o niente”.
Premesso che quel noi si traduce in io, per farsi un po’
di pubblicità va bene ma Forza Italia come sempre ristabilisce le distanze
dicendo che servono le capacità di Berlusconi.
Cercando di fare un profilo di Salvini i risultati sono i
seguenti:
quasi laureato in storia,
scarsa conoscenza delle lingue
estere,
curriculum dal quale non si evince una adeguata
preparazione in campo economico, finanziario e giuridico,
visto come il fumo
negli occhi negli ambienti europei che contano.
Bisogna riconoscere che Salvini si è saputo distinguere
per il saper parlare ma, anche se più giovane di trentasei anni, non ha la
mentalità imprenditoriale di Berlusconi né la possibilità d’influenzare l’opinione
pubblica tramite emittenti e giornali di proprietà e altre testate che fanno il
suo gioco.
La domanda che si fanno in molti, e non soltanto per
Salvini è: “Se dovesse lasciare la politica cos’altro potrebbe fare?
I vitalizi non ci sono più, e i politici che servono sono
quelli che:
sanno prendere decisioni assennate,
sanno elaborare strategie efficaci nel medio/lungo
periodo,
hanno una visione aperta e rispettosa delle problematiche
anche complesse che riguardano l’intera comunità internazionale.
Quei poveretti che sono abili a parlare ma inadatti ad
affrontare i compiti sopra descritti, cosa possono fare?
Difficilmente possono trovare un’attività altrettanto
redditizia almeno che non si riciclino nella pubblica amministrazione
peggiorandone l’efficienza.
I contribuenti sono giustamente arrabbiati di spendere
parte delle tasse versate per avere in cambio dei bei discorsi.
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