lunedì 12 novembre 2018

LIBERTA’ DI STAMPA


Il ministro Di Maio ha tuonato contro i giornalisti che, durante i due anni intercorsi fra l’imputazione di Virginia Raggi e l’assoluzione perché il reato non sussiste, hanno gettato fango sul sindaco di Roma.
L’assoluzione consente a tanti amici M5S di capire che essere indagati è diverso da essere condannati; dal blog contenente il vangelo secondo Grillo e Casaleggio questo concetto non è stato sempre stato chiaro soprattutto quando ad essere indagati erano gli avversari politici.
Nel caso Raggi abbiamo assistito allo stesso fenomeno a parti invertite; sembra proprio il caso di dire “Chi la fa, l’aspetti (e chi non la fa si purghi)”.
La libertà di stampa consiste proprio in questo, qualsiasi giornalista è libero di scrivere o raccontare in un’intervista televisiva quello che più gli aggrada comprese le stupidaggini.
Se la legge ponesse un divieto, troppe persone dovrebbero cambiare mestiere compresi parecchi parlamentari.
In teoria dovrebbero essere gli editori a frenare questo fenomeno sgradevole ma dovrebbero essere abbastanza coraggiosi da rischiare di lavorare in perdita.
Certe stupidaggini scritte o dette in televisione consentono di aumentare la vendita o l’audience del programma, pertanto può essere conveniente fingere che tutto vada bene.
Tutto sommato conviene anche a Di Maio, per quanto lui sia convinto che razionalizzando le agenzie del lavoro si creino i posti che mancano, potrebbe trovarsi fra i disoccupati in cerca di nuova occupazione tanti ex giornalisti.


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