Tutti gli anni, il ventisette
gennaio, si celebra la giornata della memoria per ricordare le vittime
dell’olocausto.
I dipendenti di Forza Italia S.p.A. ammettono che
Mussolini sbagliò a proclamare le leggi razziali ma in modo discreto e tale da
non irritare le loro truppe cammellate.
Il quarto polo, forte del fatto che
Dante Alighieri non può risorgere e collocarli nel girone degli ignavi, ne
entra nel merito.
Anche la destra più radicale è
costretta a qualche ammissione ma senza esagerare, altrimenti diminuiscono i
consensi.
Gianfranco Fini, che dopo la
temporanea fusione di AN con FI visitò le fosse ardeatine, non è più della
partita.
La leader Giorgia Meloni ha
dichiarato di non aver problemi a parlare del duce; ovviamente si guarda bene
dal dire che quasi mezzo milione d’italiani perdettero la vita a causa della guerra perché il duce
fu un abile oratore ma come stratega valeva poco.
Mussolini, così come Francisco Franco
non meno sanguinario di lui, quando andarono al potere furono ben accetti da
nobiltà, proprietari terrieri e industriali, li consideravano degli efficaci
cani da guardia contro il comunismo.
Ignazio La Russa, Ministro della
difesa, nell’ultimo governo presieduto da Berlusconi, si prodigò nell’attrarre
i voti dei militari specialmente dei paracadutisti.
Nel 2011 allo stadio di Livorno celebrò
insieme con loro il sessantanovesimo anniversario della battaglia di El
Alamein.
Su di un cippo nel deserto a circa
100 Km da Alessandria d’Egitto la frase “Mancò la fortuna non il valore” onora
i caduti in quella battaglia, celebrarlo è doveroso. Chi lo usa a fini
propagandistici omette di dire che la fortuna sarebbe stata arrendersi anziché
combattere una lotta impari per numero di soldati, mezzi, carburanti, viveri e
munizioni.
Non era compito dei valorosi soldati
morti nel deserto, ci doveva pensare chi li comandava, ma forse era troppo
occupato a scegliere la spada il cavallo e preparare il discorso da farsi dopo la
vittoria.
Il più accorto Francisco Franco, non
facendosi coinvolgere nel conflitto, limitò a 4000 le vittime spagnole nella
seconda guerra mondiale e non fu sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo che
deposero e arrestarono il duce.
Nel Gran Consiglio del Fascismo c’era
anche il genero scampato agli eccidi in trincea perché, essendo nobile, contribuiva
alla guerra all’interno delle ambasciate.
Sfiduciare il suocero però gli costò
caro, i galoppini di Hitler radunati nella RSI lo giustiziarono.
Cercando di farsi un’idea su chi
possano essere i nostalgici si può pensare all’ultima scena di Amarcord, di
Federico Fellini in cui la Gradisca si sposa con un militare.
Considerando che a quel tempo le
manganellate erano molto in uso, era meglio sposare e procreare insieme a chi
le dava piuttosto che con chi era destinato a prenderle.
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