lunedì 29 gennaio 2018

I giorno della memoria

Tutti gli anni, il ventisette gennaio, si celebra la giornata della memoria per ricordare le vittime dell’olocausto.
I dipendenti di Forza Italia S.p.A. ammettono che Mussolini sbagliò a proclamare le leggi razziali ma in modo discreto e tale da non irritare le loro truppe cammellate.
Il quarto polo, forte del fatto che Dante Alighieri non può risorgere e collocarli nel girone degli ignavi, ne entra nel merito.
Anche la destra più radicale è costretta a qualche ammissione ma senza esagerare, altrimenti diminuiscono i consensi.
Gianfranco Fini, che dopo la temporanea fusione di AN con FI visitò le fosse ardeatine, non è più della partita.
La leader Giorgia Meloni ha dichiarato di non aver problemi a parlare del duce; ovviamente si guarda bene dal dire che quasi mezzo milione d’italiani perdettero la vita a causa della guerra perché il duce fu un abile oratore ma come stratega valeva poco.
Mussolini, così come Francisco Franco non meno sanguinario di lui, quando andarono al potere furono ben accetti da nobiltà, proprietari terrieri e industriali, li consideravano degli efficaci cani da guardia contro il comunismo.
Ignazio La Russa, Ministro della difesa, nell’ultimo governo presieduto da Berlusconi, si prodigò nell’attrarre i voti dei militari specialmente dei paracadutisti.
Nel 2011 allo stadio di Livorno celebrò insieme con loro il sessantanovesimo anniversario della battaglia di El Alamein.
Su di un cippo nel deserto a circa 100 Km da Alessandria d’Egitto la frase “Mancò la fortuna non il valore” onora i caduti in quella battaglia, celebrarlo è doveroso. Chi lo usa a fini propagandistici omette di dire che la fortuna sarebbe stata arrendersi anziché combattere una lotta impari per numero di soldati, mezzi, carburanti, viveri e munizioni.
Non era compito dei valorosi soldati morti nel deserto, ci doveva pensare chi li comandava, ma forse era troppo occupato a scegliere la spada il cavallo e preparare il discorso da farsi dopo la vittoria.
Il più accorto Francisco Franco, non facendosi coinvolgere nel conflitto, limitò a 4000 le vittime spagnole nella seconda guerra mondiale e non fu sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo che deposero e arrestarono il duce.
Nel Gran Consiglio del Fascismo c’era anche il genero scampato agli eccidi in trincea perché, essendo nobile, contribuiva alla guerra all’interno delle ambasciate.
Sfiduciare il suocero però gli costò caro, i galoppini di Hitler radunati nella RSI lo giustiziarono.
Cercando di farsi un’idea su chi possano essere i nostalgici si può pensare all’ultima scena di Amarcord, di Federico Fellini in cui la Gradisca si sposa con un militare.

Considerando che a quel tempo le manganellate erano molto in uso, era meglio sposare e procreare insieme a chi le dava piuttosto che con chi era destinato a prenderle.

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