Il tre percento del tempo che
dovrebbe durare la nuova legislatura è passato, senza che nessuna fumata bianca
abbia celebrato la nascita di un nuovo governo.
Per gli elettori non cambia molto, il
governo uscente è in carica per l’ordinaria amministrazione, le competenze dei
pubblici dipendenti in questo momento sono preziose: nessuno di loro corre il
rischio di essere redarguito per aver sconfessato gli slogan preelettorali.
La pubblica amministrazione non è
perfetta, c’è una consistente presenza di raccomandati e furbetti del
cartellino; così come fra i parlamentari ci sono i furbetti del cadreghino che minano
l’efficienza della nostra classe politica, facendo credere di risolvere i
problemi del paese ma risolvendo soltanto i propri.
Durante l’ordinaria amministrazione, quei
brillanti comunicatori abili a proclamare come spendere i soldi senza spiegare
da dove li prendevano non rischiano di danneggiare il sistema Italia facendo
saltare il banco.
Fra politica e pubblica amministrazione
c’è una certa simbiosi, i politici utilizzano la competenza dei pubblici
dipendenti e non dimenticano che, per numero di voti, i pubblici dipendenti rappresentano
un bacino d’utenza paragonabile a quello dei grandi partiti.
Durante la cosiddetta “prima
repubblica” l’attività legislativa ha risentito negativamente di quella
simbiosi promulgando diverse leggi sbagliate.
E’ vivo il ricordo di quella canzone
del povero De Andrè che raccontava di quel tale che aveva sostenuto invano
cinquanta concorsi novanta domande duecento ricorsi; nel proseguire della
canzone poi il fratello carceriere si rivolgerà al malavitoso Don Raffaè per
fargli avere un lavoro nella delinquenza organizzata.
Gestire la relazione fra Stato e
pubblici dipendenti è il compito più importante e delicato di politici e
dirigenti pubblici, specialmente in un momento in cui le entrate tributarie
sono in diminuzione a causa della delocalizzazione di molte attività
produttive.
Diversi leader o presunti tali, evitano
di parlarne per non impegnarsi in un lavoro molto più difficile rispetto a
quello di recitare uno slogan davanti a un microfono.
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