Suona strano che gli imprenditori
abbiano dubbi sul decreto dignità, il ministro Di Maio, sebbene la sua
esperienza non sia maturata negli uffici di un’azienda, è sicuro di avere individuato
la ricetta giusta.
L’intento di tutelare i lavoratori a
tempo determinato è lodevole ma le norme restrittive potrebbero indurre le
aziende, preoccupate di non avere ricavi sufficienti a coprire i costi, a non assumere
personale.
Non è il caso di chiedere allo Stato di
ripianare le perdite come accadeva per: Rai Alitalia, e Ferrovie dello Stato, è
assai rischioso e non economicamente sostenibile.
Tito Boeri, presidente dell’Inps ha
sollevato i suoi dubbi subendo le invettive del governo che non ha perso tempo
nel far valere il principio della gerarchia:
1. Il ministro ha ragione
2. Il ministro ha sempre ragione
3. Qualora il ministro non avesse ragione entrano in vigore il
primo e il secondo articolo.
Purtroppo in molti stati, fra cui
l’Italia, l’importanza del ruolo prevale sulle capacità, non sono in pochi ad
utilizzare questo vantaggio.
Se Boeri vuole aver ragione entri in
politica e diventi ministro, nel frattempo M5S ha richiesto le dimissioni.
Roberto Fico è intervenuto sulla
questione dell’immigrazione raccomandando sensibilità e tolleranza, stile e
toni assomigliano a quelli utilizzati da importanti personalità della comunità
europea.
Matteo Salvini ha espresso la propria
contrarietà.
La mancanza di toni duri nei
confronti degli immigrati (in particolare quelli provenienti dall’Africa)
rischia di ridurre diversi politici sparsi in tutta Europa ad attori senza arte
né parte.
Sono aumentati di numero i personaggi
che hanno imparato a recitare la parte del gendarme anti-immigrazione, per
assicurarsi un’efficace carriera politica.
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