mercoledì 25 luglio 2018

DIGNITA’ E IMMMIGRAZIONE

Suona strano che gli imprenditori abbiano dubbi sul decreto dignità, il ministro Di Maio, sebbene la sua esperienza non sia maturata negli uffici di un’azienda, è sicuro di avere individuato la ricetta giusta.
L’intento di tutelare i lavoratori a tempo determinato è lodevole ma le norme restrittive potrebbero indurre le aziende, preoccupate di non avere ricavi sufficienti a coprire i costi, a non assumere personale.
Non è il caso di chiedere allo Stato di ripianare le perdite come accadeva per: Rai Alitalia, e Ferrovie dello Stato, è assai rischioso e non economicamente sostenibile. 
Tito Boeri, presidente dell’Inps ha sollevato i suoi dubbi subendo le invettive del governo che non ha perso tempo nel far valere il principio della gerarchia:
1.    Il ministro ha ragione
2.    Il ministro ha sempre ragione
3.    Qualora il ministro non avesse ragione entrano in vigore il primo e il secondo articolo.
Purtroppo in molti stati, fra cui l’Italia, l’importanza del ruolo prevale sulle capacità, non sono in pochi ad utilizzare questo vantaggio.
Se Boeri vuole aver ragione entri in politica e diventi ministro, nel frattempo M5S ha richiesto le dimissioni.
Roberto Fico è intervenuto sulla questione dell’immigrazione raccomandando sensibilità e tolleranza, stile e toni assomigliano a quelli utilizzati da importanti personalità della comunità europea.
Matteo Salvini ha espresso la propria contrarietà.
La mancanza di toni duri nei confronti degli immigrati (in particolare quelli provenienti dall’Africa) rischia di ridurre diversi politici sparsi in tutta Europa ad attori senza arte né parte.

Sono aumentati di numero i personaggi che hanno imparato a recitare la parte del gendarme anti-immigrazione, per assicurarsi un’efficace carriera politica.

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