domenica 18 giugno 2017

L'esercizio del potere

A prescindere da tutto quello che sentiamo dire, coloro che a vario titolo sono stati chiamati a esercitare il potere bene o male si dedicano a questo delicato esercizio.  

L’abitudine di premiare gli appartenenti alla propria coalizione è consolidata in tutto il mondo. 

E’ compito dei governanti utilizzare discrezionalità per assecondare i desideri dei i compagni di cordata senza perdere di vista quali sono le esigenze del paese e danneggiare l’itera comunità.

Un aforisma molto in voga durante la prima repubblica diceva che il potere logora chi non ce l’ha.

Chi è al potere però è tutt’altro che tranquillo; deve preoccuparsi delle iniziative che gli avversari metteranno in atto per screditarlo e sostituirlo.

In questo scenario complesso tutti i leader hanno l’arduo compito di scegliere. 

Quando parlano della legge elettorale, è come se dicessero che le scelte più importanti riguardino quel migliaio di persone che mirano ad un seggio alla camera o al senato.

L’esercizio del potere però riguarda un’attività molto più importante. 

Chi governa sceglie chi assumere e collocare in molti posti di lavoro pagati direttamente o indirettamente dallo Stato. 

Paragonare i costi di camera e senato a quelli che si decide di spendere esercitando il potere, è come paragonare il prezzo da pagare per un aperitivo con gli amici a quello sostenuto per un pranzo nunziale.

L’azione di governo consiste essenzialmente nell’affrontare in modo professionale queste incombenze, assicurando servizi di qualità a costi equi.

Molti politici non amano parlare di questo, alcuni per carenze manageriali altri perché preferiscono dare dimostrazione dello loro doti di eloquenza.

Più in basso ci sono le truppe cammellate, un esercito di yes man che non esitano a difendere a spada tratta chi è in condizione di favorirlo.

I cosiddetti inciuci nascono da queste dinamiche che si sviluppano sia all’interno dei partiti sia trasversalmente agli stessi.

Un elemento essenziale è lo stile di comando; la collegialità è dimostrazione di capacità e valorizzazione delle risorse.

I leader intenzionati a concentrare tutto il potere nelle proprie mani, non amano la collegialità e avranno tanto maggiore libertà di sfruttarlo ai propri scopi, quanto più i suoi ministri saranno semplici comparse.

Nel frattempo molto giovani affrontano la vita con coraggio e determinazione, puntando soltanto sulle proprie qualità.

Alcuni utilizzano le loro capacità per accedere ai posti lasciati liberi da compagni di cordata e truppe cammellate, altri invece scelgono di lasciare l’Italia.

Fa riflettere una frase riportata dal Televideo RAI attribuita a Gloria Trevisan e Marco Gottardi, i due giovani architetti morti nel rogo di Londra: 
“Anche per i laureati con centodieci e lode le opportunità scarseggiano”.


Per i professionisti dell’eloquenza invece le opportunità si moltiplicano, in questo momento sono in atto le competizioni sul tema dello Ius soli.




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