Certe volte mi domando cosa
direbbe Karl Marx (1818 – 1883) se dovesse analizzare la situazione politica
dei giorni nostri.
Sicuramente non proverebbe
piacere nello scoprire che grandi personaggi politici, ispirati alle sue teorie,
si sono imborghesiti molto più di certi personaggi citati nei suoi scritti
filosofici.
L’imborghesimento di tanti
funzionari appartenenti a partiti comunisti di tutto il mondo è un dato di
fatto.
Il caso più clamoroso è
rappresentato dalla Corea Del Nord in cui sembra esistere una monarchia
dinastica mascherata dietro un’apparente forma di governo denominata repubblica
democratica.
Bisogna dire “Sembra” perché
non è escluso che la gestione del potere sia, in realtà, nelle mani dell’esercito.
La novità, rispetto alla metà
del diciannovesimo secolo, è che la controparte del proletariato è più
eterogenea, a fianco dei capitalisti sono apparsi i grandi comunicatori,
talvolta più incisivi dei capitalisti.
Marx non poteva immaginare
come sarebbe andata a finire.
Il suo contributo nel
divulgare i metodi utilizzati dai ceti borghesi per abusare della povera gente
fu encomiabile, al pari di quello dato da alcuni intellettuali suoi coevi come
il russo Lev Tolstoj (1828 – 1910) o l’italiano Alessandro Manzoni (1785 –
1883).
Tolstoj e Manzoni, a
differenza di Marx, anziché teorizzare la rivoluzione, preferirono diffondere
alcune realtà oggettive, sperando che il popolo si evolvesse grazie a cultura e
conoscenza.
L’acuto Bertrand Russell
(1872 – 1970) lo intuì come si evince da questo suo aforisma:
“La conoscenza necessaria per esistere, può esistere soltanto dove la
classe dirigente insegni se stessa a diffonderla. Il sapere scientifico,
storico, letterario e artistico dovrebbe essere messo alla portata di tutti con
giusti provvedimenti da parte della pubblica autorità”.
Nella nostra industria
insieme a tanti imprenditori virtuosi esistono anche personaggi paragonabili a
Don Rodrigo e l’innominato, nella chiesa insieme a tanti padre Cristoforo ci
sono anche i don Abbondio e fra i proletari fra tanti lavoratori onesti come
Renzo e Lucia ci sono anche i bravi.
Anche i partiti hanno i loro
bravi pronti a scagliarsi contro gli avversari evitando, ammesso che ne siano
capaci, di ragionare.
Cultura e conoscenza sono fondamentali
per lo sviluppo civile di qualsiasi nazione; chi intende abusare del popolo ha
bisogno che rimanga ignorante pertanto spera che i maschi pensino alla squadra di calcio o alle curve di una bella donna e le femmine si dedichino allo
shopping o al make up.
Fino a quando la mente del
popolo è assorta da questi pensieri e ha una visione individualista della
società, qualsiasi avventuriero anche se disonesto o incapace ma in possesso di
efficaci strumenti di comunicazione può appropriarsi del potere gestirlo come
vuole.
E’ inutile sperare che i
disonesti dichiarino apertamente le loro intenzioni, tutti sono pronti a
giurare di agire per il bene comune, fino a quando l’evidenza non li smentisce.
Per gli incapaci invece è un
discorso a parte, non sempre si rendono conto di esserlo, ma possono essere più
nocivi dei disonesti.
I dirigenti d’azienda non
amano i fannulloni ma i personaggi che temono maggiormente sono i cretini
attivi e si preoccupano di renderli innocui.
Noi italiani purtroppo
abbiamo molti partiti ma pochissimi di essi hanno una storia consolidata nel
tempo; quanti ne abbiamo visti sciogliersi.
Le cause son sempre le
stesse:
avventurieri che si servirono
della politica per il loro tornaconto personale, cretini attivi posizionati
troppo in alto nella gerarchia del partito (anche
Marx parlava del cretinismo politico).
In questo scenario è facile
per qualche apprendista stregone emergere. La presenza di costoro nonostante l’Italia
abbia un apparato industriale di tutto rispetto, non ci consente di accreditarci
come meritiamo in Europa.
Alcuni di loro, consapevoli
della propria inadeguatezza, preferiscono gridare: “No all’Europa”.
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