venerdì 7 luglio 2017

Divorziare dalla stupidità

I promotori della legge sul divorzio hanno fatto bene, doveva essere consentito anche in Italia.

Peccato che non abbiano colto un’esigenza ancora più pressante: occorreva consentire, anzi obbligare i partiti a divorziare dalla stupidità. 

Ci hanno provato istituendo i vitalizi grazie ai quali un partito poteva dire al brocco di turno: “<Tornatene a casa a non fare niente, tu non perdi niente e allo Stato conviene più pagarti per non fare niente che subire i guai che provochi lavorando”.

Non fu una bella idea, tanti stupidi capaci solo di parlare si buttarono in politica per raggiungere il vitalizio.

I partiti fanno intendere agli elettori che gli stupidi siano quelli che militano nelle file avversarie.

Chi non appartiene a nessun partito invece, divide gli stupidi in tre categorie: Stupidi stellati (per M5S che non si definisce né di destra né di sinistra), Destupidi, Sinistupidi.

Intanto abbiamo una scarsa efficienza di molti settori della pubblica amministrazione, un tasso di corruzione più alto della media europea e un’economia sommersa, gestita da malavitosi che maltrattano lavoratori svantaggiati e sottraggono risorse finanziarie all’erario.

Argomenti di cui gli stupidi non amano parlare, temono che qualcuno chieda loro come affrontare il problema e loro non ne hanno le capacità.

Lo stupido d’opposizione dirà che è colpa del governo, quello di governo scaricherà la colpa su chi c’era prima.

Con questo sistema la lobby degli stupidi, trasversale ai partiti mantiene se stessa presentando il conto ai contribuenti.


Il bipartitismo potrebbe contrastare efficacemente la stupidità, la proliferazione dei partiti invece va nella direzione opposta. 

Un contributo importante può arrivare dagli elettori se decideranno di interessarsi di politica, stando attenti a non farsi incantare  dai soliti chiacchieroni incapaci.





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