I promotori della legge sul
divorzio hanno fatto bene, doveva essere consentito anche in Italia.
Peccato che non abbiano colto
un’esigenza ancora più pressante: occorreva consentire, anzi obbligare i
partiti a divorziare dalla stupidità.
Ci hanno provato istituendo i
vitalizi grazie ai quali un partito poteva dire al brocco di turno:
“<Tornatene a casa a non fare niente, tu non perdi niente e allo Stato
conviene più pagarti per non fare niente che subire i guai che provochi lavorando”.
Non fu una bella idea, tanti stupidi
capaci solo di parlare si buttarono in politica per raggiungere il vitalizio.
I partiti fanno intendere
agli elettori che gli stupidi siano quelli che militano nelle file avversarie.
Chi non appartiene a nessun
partito invece, divide gli stupidi in tre categorie: Stupidi stellati (per M5S
che non si definisce né di destra né di sinistra), Destupidi, Sinistupidi.
Intanto abbiamo una scarsa efficienza
di molti settori della pubblica amministrazione, un tasso di corruzione più
alto della media europea e un’economia sommersa, gestita da malavitosi che
maltrattano lavoratori svantaggiati e sottraggono risorse finanziarie
all’erario.
Argomenti di cui gli stupidi
non amano parlare, temono che qualcuno chieda loro come affrontare il problema
e loro non ne hanno le capacità.
Lo stupido d’opposizione dirà
che è colpa del governo, quello di governo scaricherà la colpa su chi c’era
prima.
Con questo sistema la lobby
degli stupidi, trasversale ai partiti mantiene se stessa presentando il conto
ai contribuenti.
Il bipartitismo potrebbe
contrastare efficacemente la stupidità, la proliferazione dei partiti invece va
nella direzione opposta.
Un contributo importante può arrivare dagli elettori se decideranno di interessarsi di politica, stando attenti a non farsi incantare dai soliti chiacchieroni incapaci.
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