lunedì 6 novembre 2017

Dentro e fuori dal palazzo

Nel palazzo medioevale lavoravano ministri, cortigiane, precettori, giullari, servi in livrea, strateghi, soldati, e anche personale dalle mansioni più umili.
Il signore, coadiuvato dai suoi ministri, sceglieva i propri collaboratori.
Nel palazzo dei giorni nostri le cariche sono diverse.
Le decisioni più importanti sono prese nei partiti, la gara per entrare nel palazzo è furibonda e senza esclusione di colpi.
Chi entra sta bene chi rimane fuori tira la cinghia.
Tanto più è numeroso il gruppo che entra, quanto più deve tirare la cinghia chi rimane fuori.

Dopo le elezioni di ieri la destra torna al Palazzo dei Normanni.

La gestione quinquennale di Crocetta ha deluso gli elettori, il numero elevato di assessori nominati nel quinquennio, indica che la squadra non era sul pezzo, le divisioni sono emerse e una parte dei sostenitori ha negato il proprio sostegno.

Il centrodestra ne ha tratto vantaggio ma il Movimento a Cinque Stelle ha conseguito il risultato individuale più apprezzabile seppure non sufficiente da consentire ai GIP dilettanti di Grillo di prevalere sugli avvocati professionisti di Berlusconi.
Il movimento potrebbe aumentare le proprie ambizioni cercando alleanze ma dovrebbe cedere ai compromessi e sacrificare la propria autoreferenzialità.

L’affluenza alle urne è stata bassa, moltissimi siciliani, per mancanza di fiducia o per non studiare i programmi di un numero esagerato di partiti, hanno rinunciato al voto.
Se i partiti fossero soltanto due, probabilmente la partecipazione aumenterebbe.

Ovviamente tutti dicono di essere necessari per il popolo ma sappiamo bene che una parte troppo rilevante dei nostri politici utilizza la politica per i propri interessi.

Il bisogno primario dei siciliani è il lavoro in regola, specialmente nelle attività private che gettano contributi nelle casse pubbliche.
I più fortunati e capaci riescono a trovarlo, sono però in troppi a non riuscirci.

Molti esclusi, grazie all’amicizia con qualche personaggio influente, riescono a trovare un’occupazione.
Probabilmente la percentuale d’affluenza fra costoro, parenti inclusi, è molto più alta della media.
Chi invece sa di non poter trarre nessun beneficio dal voto è sempre meno interessato a votare.


Speriamo che, finita la corsa, chi governa abbia la bontà, l’intelligenza, l’onestà e la competenza per occuparsi anche di chi è rimasto fuori dal palazzo.

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