giovedì 9 novembre 2017

Dopo le elezioni

I giorni successivi alle elezioni non ci hanno portato grosse sorprese.
Berlusconi, ha intrattenuto gli elettori dicendo: hanno vinto i moderati, la qualità del centrodestra è dovuta al grande apporto di personaggi che si sono distinti nelle professioni.

Intanto Roberto Spada vicino a Casapound, ha aggredito un cronista della Rai.
Cateno De Luca, neodeputato siciliano, sostenitore di Nello Musumeci e Giancarlo Tulliani cognato di Fini, sono stati arrestati, per corruzione. Quest’ultimo per una vicenda innescata dal decreto legge numero settantotto del 2009 volto a favorire il gioco d’azzardo.

Avendo stretto, fra baci e abbracci, il patto dell’arancino con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, Berlusconi riterrà che aver fatto da babysitter a Fiorello e venduto panini da Burghy, siano professioni di grande prestigio.

Considerando quanto sopra è difficile definire il centrodestra, una forza moderata.

Per i suoi accoliti però, fidando sull’immancabile sostegno di Rotondi leader di Rivoluzione Cristiana, le sue dichiarazioni sono come il vangelo.

Per gli avversari invece i suoi slogan risuonano come il suo storico: “Io mantengo le promesse”, ovviamente con eccezione delle promesse di fedeltà alle mogli.

A sinistra invece c’è bagarre, servirebbe un rosatellum bis, rigorosamente senza voti di maggioranza, per rimetterne insieme i pezzi e dare qualche dispiacere ai colleghi di destra e del Movimento a Cinque stelle.

All’elettorato di riferimento si presenta un atroce dilemma, saranno dalla parte dei deboli o vorranno diventare dei ricchi comunisti come alcuni russi e cinesi che comprano aziende e squadre di calcio mentre il reddito medio pro capite di Russia e Cina è inferiore a quello italiano?

Qualche filosofo rispolvera il marxismo incurante del fatto che cent’anni dopo la rivoluzione d’ottobre, e alla deposizione dello zar Nicola secondo, è tornato un nuovo zar; si chiama Putin ed è riuscito anche dove gli zar della famiglia Romanov fallirono: ha annesso la Crimea alla Russia.

Una cosa è certa, i due colossi comunisti hanno lasciato Marx nel cassetto.

Non hanno gridato ad alta voce d’aver capito che sostituire l’oppio dei popoli (Marx: Le religioni sono l’oppio dei popoli”) con la droga marxista peggiorò le cose.

Qualche pseudo rivoluzionario in preda ad un’overdose commise crimini orrendi.

George Orwell l’intuì già nel quarantacinque quando nel suo libro “La fattoria degli animali” assimilò la classe dirigente dell’unione sovietica a maiali che avevano deluso le attese del proletariato.

Più tardi l’intuì anche Enrico Berlinguer quando disse che il concetto di “Dittatura del proletariato” andava sostituito con “Egemonia delle classi lavoratrici”.  

Però il comunismo deve esistere, altrimenti quei poveracci che non sanno far altro che essere anticomunisti; servono quanto un flacone d’insetticida in un luogo senza insetti.

Se capitalismo e comunismo si assomigliano contro che si può lottare?

Qualche intellettuale nostalgico dei due minuti d’odio di orwelliana memoria, pur non conoscendo la differenza fra un libretto al risparmio e un fondo comune d’investimento, individua come capro espiatorio le banche, considerandole il male assoluto.

Quelli che ci depositano il denaro si fregano le mani, possono aver rubato, imbrogliato, sfruttato, approfittato dell’altrui stupidità, aver ridotto miliardi di persone sul lastrico che importa a loro? La colpa è delle banche, dalla BCE fino alla più piccola banca di credito cooperativo.

E gli intellettuali godono, sanno bene che la capacità di strillare è più proficua del saper fare.



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