I giorni successivi alle elezioni non ci hanno portato
grosse sorprese.
Berlusconi, ha intrattenuto gli elettori dicendo: hanno
vinto i moderati, la qualità del centrodestra è dovuta al grande apporto di
personaggi che si sono distinti nelle professioni.
Intanto Roberto Spada vicino a Casapound, ha aggredito un
cronista della Rai.
Cateno De Luca, neodeputato siciliano, sostenitore di Nello
Musumeci e Giancarlo Tulliani cognato di Fini, sono stati arrestati, per
corruzione. Quest’ultimo per una vicenda innescata dal decreto legge numero settantotto
del 2009 volto a favorire il gioco d’azzardo.
Avendo stretto, fra baci e abbracci, il patto dell’arancino
con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, Berlusconi riterrà che aver fatto da
babysitter a Fiorello e venduto panini da Burghy, siano professioni di grande
prestigio.
Considerando quanto sopra è difficile definire il
centrodestra, una forza moderata.
Per i suoi accoliti però, fidando sull’immancabile sostegno
di Rotondi leader di Rivoluzione Cristiana, le sue dichiarazioni sono come il
vangelo.
Per gli avversari invece i suoi slogan risuonano come il suo
storico: “Io mantengo le promesse”, ovviamente con eccezione delle promesse di
fedeltà alle mogli.
A sinistra invece c’è bagarre, servirebbe un rosatellum bis,
rigorosamente senza voti di maggioranza, per rimetterne insieme i pezzi e dare
qualche dispiacere ai colleghi di destra e del Movimento a Cinque stelle.
All’elettorato di riferimento si presenta un atroce dilemma,
saranno dalla parte dei deboli o vorranno diventare dei ricchi comunisti come
alcuni russi e cinesi che comprano aziende e squadre di calcio mentre il
reddito medio pro capite di Russia e Cina è inferiore a quello italiano?
Qualche filosofo rispolvera il marxismo incurante del fatto
che cent’anni dopo la rivoluzione d’ottobre, e alla deposizione dello zar
Nicola secondo, è tornato un nuovo zar; si chiama Putin ed è riuscito anche
dove gli zar della famiglia Romanov fallirono: ha annesso la Crimea alla
Russia.
Una cosa è certa, i due colossi comunisti hanno lasciato
Marx nel cassetto.
Non hanno gridato ad alta voce d’aver capito che sostituire l’oppio
dei popoli (Marx: Le religioni sono
l’oppio dei popoli”) con la droga marxista peggiorò le cose.
Qualche pseudo rivoluzionario in preda ad un’overdose commise
crimini orrendi.
George Orwell l’intuì già nel quarantacinque quando nel suo
libro “La fattoria degli animali” assimilò la classe dirigente dell’unione
sovietica a maiali che avevano deluso le attese del proletariato.
Più tardi l’intuì anche Enrico Berlinguer quando disse che
il concetto di “Dittatura del proletariato” andava sostituito con “Egemonia
delle classi lavoratrici”.
Però il comunismo deve esistere, altrimenti quei poveracci
che non sanno far altro che essere anticomunisti; servono quanto un flacone
d’insetticida in un luogo senza insetti.
Se capitalismo e comunismo si assomigliano contro che si può
lottare?
Qualche intellettuale nostalgico dei due minuti d’odio di
orwelliana memoria, pur non conoscendo la differenza fra un libretto al
risparmio e un fondo comune d’investimento, individua come capro espiatorio le
banche, considerandole il male assoluto.
Quelli che ci depositano il denaro si fregano le mani,
possono aver rubato, imbrogliato, sfruttato, approfittato dell’altrui
stupidità, aver ridotto miliardi di persone sul lastrico che importa a loro? La
colpa è delle banche, dalla BCE fino alla più piccola banca di credito
cooperativo.
E gli intellettuali godono, sanno bene che la capacità di
strillare è più proficua del saper fare.
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