Dopo un lungo periodo d’incertezza,
il governo è stato nominato e ha giurato.
La sindrome tripolare, di cui da
qualche anno soffre la nostra politica non ha compromesso l’accordo.
Nella scorsa legislatura una parte
della destra si accordò con la sinistra, in questa legislatura l’accordo ha
riguardato Lega e M5S.
L’inizio non è stato esaltante,
sembrava il matrimonio festeggiato da due sposi in un bellissimo ristorante in
cui lo sposo si ubriaca, si vomita addosso e la sposa passa la notte nella
lussuosa camera d’albergo con l’autista della limousine.
E’ il caso di ringraziare i
protagonisti degli accordi perché, a prescindere dai risultati, l’impossibilità
di far nascere un governo avrebbe provocato danni peggiori.
Lasciando perdere gli slogan utilizzati
per aver accesso alla mangiatoia parlamentare, assumersi delle responsabilità
può essere un’occasione di sviluppo personale.
Salvini ha sicuramente capito che non
è conveniente per l’Italia uscire dall’Euro e potrà tenere alte le sue quotazioni
rimpatriando qualche africano in più rispetto a Minniti e Maroni.
Per Di Maio il compito sarà più
complicato, i proclami annunciati preoccupano banche e imprenditori.
Le banche che fanno bene il proprio
lavoro non concedono prestiti che rischiano di che non essere restituiti; a
farne le spese oltre alla banca stessa, sarebbero i risparmiatori.
Il caso estremo è avvenuto in un
paese sottosviluppato: lo Stato, sull’orlo della bancarotta, attraverso un
decreto legge, si è impossessato dei risparmi della popolazione.
Gli imprenditori sono chiamati a digerire
il superamento del Job Act, senza che nessuno di provata capacità ed esperienza
sia in grado di suggerire a chi si trovi in difficoltà per il calo di vendite e
ordinativi soluzioni tali da consentirgli di mantenere invariato l’organico senza
far fallire l’azienda.
Il personaggio più raggiante però è
Beppe Grillo, lui non sta nel governo, il suo compito è quello di manovrare
l’ascensore della celebrità, insieme a Casaleggio.
Non essendo riuscito a dare ordini a
Napolitano e Mattarella né a proporre il povero Dario Fo e Milena Gabbanelli
come presidenti della repubblica ha detto scherzando che il presidente lo vuole
fare lui.
Portare al quirinale un ragioniere che
scelse di far ridere potrebbe essere un tentativo di riscossa per i politici che
non sono in possesso di una laurea.
Bisogna riconoscere che Grillo è
migliorato, ultimamente quando M5S ha avuto a che fare con alcuni noti
professori non li ha ingiuriati come fece con la povera professoressa Rita Levi
Montalcini.
Sul versante dei guai invece deve
impegnarsi di più; sa di essere incauto fin dal 1981 quando, per non essere riuscito
a frenare in tempo, tre suoi amici precipitarono in un burrone e morirono.
Nel 2009 non gli consentirono la
scalata alla segreteria del PD; se ci fosse riuscito e avesse proposto di
sponsorizzare Di Maio e Di Battista figli di un dirigente e un consigliere
missini gli avrebbero tirato le monetine, se avesse proposto agli stessi
militanti di digerire anche la flat tax gli avrebbero tirato gli stampi con cui
si fanno le monetine.
Facendo nascere M5S Grillo, tanto per
cambiare, ha portato l’Italia sul baratro dell’ingovernabilità; questa volta
non era da solo a cercare di frenare sono intervenuti attori non incauti;
l’Italia avrà un governo speriamo che duri.
Auguriamoci anche, in un tempo
ragionevolmente breve, di guarire da quella sindrome tripolare che non fa bene
al paese.
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